martedì 4 settembre 2012

Crisis Tour / 7

a Figueres c'è il Teatro museo Salvador Dalì

Non mi è piaciuta neanche una cornice. Esco, mangio. Si fa tardi, faccio la spesa al supermercato. Ceno. Si fa buio. Decido di ripartire verso la frontiera. Ma la superstrada è davvero molto buia. Le auto sfrecciano e mi suonano. Dopo qualche chilometro decido di fermarmi. Ma dove? Non c'è niente. A lato della strada corre la linea ferroviaria. Alla fine trovo una cabina elettrica. Il tetto è buono. Uso la bici per salirci sopra. Mi organizzo. Ci dormo. Poi alle 3 paura (ma è certezza) di forte inquinamento elettromagnetico. Ci sono ronzii fortissimi dentro la scatola. Scendo. La mattina dopo pedalo. 
 
La fortezza catalana appare sulla salita. Ora molte salite. Sudo. Si vede che mi rompo le palle a raccontare questo viaggio adesso? Poi il mare.
Salite, salite, sudore, niente acqua. Macerazione. Stillicidio. Immolazione. Nonsense. Psicogeografia. Vento fortissimo. Turpiloquio. Disidratazione. 
Ed è Port Bou, siamo vicini alla frontiera con la Francia. ma vuol dire soprattutto acqua, cappuccino, cornetti al cioccolato, bagno a mare.
Poi si ricomincia, stanco, elettromagneticamente carico.Salite su salite.


Poi, nonostante un vento che ti rimanderebbe in Catalogna, si approda al valico di una frontiera che non esiste più.




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