giovedì 29 settembre 2011

Articolo sul casco dei ciclisti: la Fiab risponde

Inoltrato dalla Fiab, Federazione Italiana Amici della Bicicletta:


Gentile direttore del Corriere della Sera,

con riferimento al paginone dedicato ieri dal suo giornale (pag. 29) a seguito della proposta, a dir poco bizzarra, di Fulvio Scaparro, di rendere obbligatorio l'uso del casco per chi va in bicicletta a partire dai ciclisti milanesi, chiedo che fosse consentito alla FIAB, la Federazione Italiana Amici della Bicicletta attiva nel nostro Paese da ben 22 anni con 15.000 iscritti e 130 associazioni sul territorio, di poter esplicitare a vantaggio dei lettori, il suo punto di vista sulla questione.

E' sempre un bene che giornali e TV parlino della bicicletta come mezzo di trasporto urbano e turistico e dei vantaggi molteplici che avremmo tutti se ne aumentasse l'utilizzo. Ma spesso si parte da un assunto che va nella direzione opposta: i ciclisti sono insicuri e quindi devono essere difesi dal mondo esterno e messi in una campana di vetro prima di pensare a qualsiasi azione che ne aumenti il numero.

La realtà è ben diversa. Come insegnano i numerosi paesi che si sono impegnati nell'incentivazione della mobilità ciclistica, il primo provvedimento per migliorare la sicurezza dei ciclisti e delle strade è proprio l'aumento del numero dei ciclisti.

Jacobbsen (Inj. Prev., 2003), ha calcolato che raddoppiando i ciclisti il rischio per km si riduce del 34% mentre se questi si dimezzano il rischio aumenta del 52%. Gli effetti dell'aumento di ciclabilità sono tangibili: Berlino, Copenhagen, Londra, Parigi hanno tassi di mortalità per abitante che sono un terzo di quelli delle nostre città.

Il casco obbligatorio va in un'altra direzione: nei pochi paesi dove è stato introdotto ha ridotto il numero dei ciclisti (aumentando il rischio) senza incidere sugli effetti. E' infatti sbagliato paragonarlo alle cinture di sicurezza o anche solo al casco per moto. Per come è costruito protegge solo per cadute a bassa velocità (le meno pericolose che rappresentano solo l'8% degli incidenti gravi) ed è inefficace per incidenti da investimento a 50 km/h o più.

Non è un caso che tutte le associazioni europee per la diffusione della bicicletta aderenti all'European Cyclists' Federation, pur consigliando l'uso del casco, sono fermamente contrarie alla sua obbligatorietà.

Contrariamente a quello che si pensa, a Berlino, Amsterdam, Copenaghen, dove la bici è di casa, il casco non è obbligatorio.

Un'occasione per approfondire i temi della sicurezza delle utenze deboli ci sarà il prossimo 14 ottobre a Milano in un convegno organizzato dall'Osservatorio Utenze deboli, di cui la FIAB fa parte, con la partecipazione di Provincia e Comune di Milano.

Grazie dell'attenzione.

Edoardo Galatola
Responsabile sicurezza FIAB

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